Nino D’Angelo documentario Venezia 2025

Nino D’Angelo: «Ero più felice da povero che da ricco, se dovessi rinascere vorrei essere senza soldi»

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Written by Redazione

11 Settembre 2025

📍 Luogo: Roma

«Quando hai tutto è difficile essere felice. Io lo sono stato molto più da povero che da ricco. Se dovessi rinascere, vorrei rinascere dove e come sono nato». Con queste parole, Nino D’Angelo, uno dei cantautori più amati della musica italiana, ha raccontato un lato intimo e personale della sua vita, tra confessioni, emozioni e ricordi che hanno segnato la sua carriera e la sua esistenza.

Il cantante napoletano è stato tra i protagonisti del Festival di Venezia con il documentario biografico Nino.18 giorni, diretto dal figlio Nino, che ripercorre la sua storia in chiave inedita e personale, mostrando i luoghi, i momenti e i cambiamenti che hanno caratterizzato il suo percorso.

L’abbandono del caschetto biondo

Uno dei simboli che ha accompagnato a lungo la carriera di Nino D’Angelo è stato il celebre caschetto biondo, icona del suo stile negli anni Ottanta. In merito a quella scelta estetica, il cantautore ha rivelato: «Mi sono reso conto che era una maschera, non ero io… Mi sono pure un po’ depresso, perché non sapevo più chi fossi».

Parole che testimoniano il suo percorso di ricerca personale e artistica, fatto di cambiamenti profondi e di consapevolezze raggiunte con il tempo. La decisione di abbandonare quel tratto distintivo fu un passo necessario per ritrovare sé stesso e la propria autenticità.

La scelta di lasciare Napoli

In un’intervista rilasciata a Oggi, Nino D’Angelo ha raccontato anche la dolorosa scelta di lasciare Napoli per trasferirsi a Roma. Negli anni Ottanta, la sua città era segnata da una violenta guerra di camorra e la paura per la sicurezza dei suoi figli e di sua moglie lo spinse a compiere un passo difficile ma inevitabile.

«Andare via dalla mia città, dai miei parenti e dalle mie origini è stato un grandissimo dolore» ha confessato l’artista, sottolineando quanto Napoli e la sua gente abbiano sempre rappresentato un punto fermo nella sua vita e nella sua musica.

Più felice da povero che da ricco

Una delle dichiarazioni più sorprendenti di Nino D’Angelo riguarda il rapporto con la ricchezza e la felicità. «Quando hai tutto è difficile essere felice. E io lo sono stato, felice, molto più da povero che da ricco» ha raccontato.

La sua infanzia a San Pietro a Patierno, quartiere popolare di Napoli, e gli anni di sacrifici vissuti con la sua famiglia, hanno lasciato in lui un segno indelebile. Esperienze che, secondo le sue stesse parole, gli hanno dato una felicità autentica, fatta di piccole conquiste quotidiane e di legami sinceri.

Il documentario “Nino.18 giorni”

Il documentario presentato a Venezia, intitolato Nino.18 giorni, rappresenta un ritratto intimo del cantautore. Diretto dal figlio Nino, ripercorre i luoghi che lo hanno visto crescere: da San Pietro a Patierno fino a Casoria, dove ha iniziato a costruire la sua carriera e la sua vita personale.

Il titolo del film si riferisce a un episodio preciso: nel periodo in cui si trovava a Palermo per recitare nella sceneggiata che lo rese famoso, nacque il figlio Toni. A causa della distanza, padre e figlio si conobbero solo 18 giorni dopo la nascita. Proprio questo intervallo di tempo diventa il filo conduttore della narrazione, trasformandosi in un’occasione per recuperare quella lontananza e riscoprire aspetti mai compresi fino in fondo.

Un viaggio tra passato e presente

Il film non è solo un racconto della carriera musicale di Nino D’Angelo, ma anche un viaggio emotivo nella sua vita privata. Le immagini seguono l’artista durante il tour I miei meravigliosi anni ’80, intrecciando la sua musica con i ricordi personali e le confessioni più intime.

Il lavoro del figlio regista ha permesso di mostrare un lato autentico del cantautore, lontano dalle luci della ribalta, capace di raccontarsi con sincerità, senza filtri.

L’eredità artistica e umana di Nino D’Angelo

Con oltre 40 anni di carriera, decine di album e film, Nino D’Angelo ha segnato la musica italiana con uno stile unico e inconfondibile. Dalle melodie popolari che lo hanno reso amatissimo negli anni Ottanta, fino alle produzioni più mature e complesse, il suo percorso artistico è sempre stato legato alle radici e all’identità napoletana.

Ma l’eredità che lascia non è soltanto musicale: le sue parole e le sue riflessioni sul valore della semplicità e delle origini rappresentano un insegnamento universale, capace di parlare a più generazioni.

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