Martina Carbonaro

Martina Carbonaro morta a 14 anni per mano del fidanzato: l’autopsia svela gli ultimi suoi istanti di vita

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Written by Redazione

15 Settembre 2025

📍 Luogo: Afragola

Afragola (Napoli), 15 settembre 2025 – Martina Carbonaro aveva 14 anni. È morta dopo essere stata colpita al capo con un sasso per quattro volte dal suo ex fidanzato. Non in un casolare abbandonato, come inizialmente pensato, ma all’interno di un cantiere pubblico finanziato con fondi PNRR che avrebbe dovuto essere sorvegliato. È qui, nei locali sopra gli spogliatoi del palazzetto sportivo “Luigi Moccia”, che il corpo della giovane è stato nascosto e poi ritrovato.

Il luogo del dolore: il cantiere “Luigi Moccia”

Il centro sportivo comunale “Luigi Moccia” ospita un palazzetto dello sport, campi da calcio, rugby, mercati settimanali. Il cantiere attivo nel palazzetto era parte di un progetto PNRR. Perito nominato dalla famiglia di Martina ha evidenziato che quell’area — per la sua natura — avrebbe dovuto essere interdetta all’accesso, con vigilanza adeguata. Nulla di tutto ciò è accaduto.

Il racconto delle ultime ore

Martina fu attirata dall’ex fidanzato, Alessio Tucci, portata nel cantiere. Lì venne colpita alla testa con un sasso per quattro volte. L’autopsia ha stabilito che non morì immediatamente, ma dopo un’agonia di circa un’ora, non venti minuti come inizialmente ipotizzato. Tempo nel quale, secondo la famiglia, sarebbe potuta essere salvata se le condizioni fossero state diverse.

Le responsabilità che emergono

Il consulente architetto della famiglia ha denunciato che le richieste formali per chiarimenti all’ufficio PNRR sono rimaste senza risposta. Silenzio sulle misure di sicurezza previste. Nessuna barriera, nessuna sorveglianza: il luogo era accessibile. L’omicidio e l’occultamento del corpo sarebbero stati possibili proprio grazie a questa totale assenza di controllo.

Dolore familiare e comunità scossa

I genitori di Martina denunciano: non è soltanto una tragedia privata, ma un fallimento pubblico. La giovane, studentessa, figlia unica femmina, è ricordata per il sorriso, la timidezza, i sogni che non potrà più realizzare. La famiglia, gli amici, il quartiere si chiedono come si possa consentire che strutture nate per rinascere — con fondi destinati al bene comune — siano teatro di morte.

Giustizia e domande ancora aperte sul cantiere

Che tipo di vigilanza era prevista per il cantiere? Chi doveva assicurarsi che fosse chiuso e custodito, anche fuori dagli orari ufficiali? Esistono documenti che dimostrino la presenza o meno di misure preventive? Il ruolo dell’amministrazione comunale, dell’ente che gestisce gli interventi PNRR e delle imprese appaltatrici sarà messo sotto la lente durante il processo.

La memoria di Martina non può restare un vuoto

Martina Carbonaro non diventerà solo un nome letto sui giornali. Questa storia impone la responsabilità, quella collettiva, verso luoghi pubblici che devono essere sicuri. Serve che sia fatta piena luce, che le istituzioni rispondano, che la vigilanza non sia più opzionale.

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