📍 Luogo: Garlasco
A diciotto anni dal delitto di Garlasco, la scoperta di un nuovo profilo genetico riapre il caso giudiziario più controverso d’Italia. Si tratta del cosiddetto “Ignoto 3”, un profilo biologico identificato sul tampone orofaringeo eseguito sulla vittima Chiara Poggi durante l’autopsia. A differenza di quanto ipotizzato finora, il DNA non appartiene né ad Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio, né ad Andrea Sempio, l’amico di Chiara in passato finito sotto indagine.
L’unico dato certo, oggi, è che si tratta di un uomo, come rivelato dalla presenza del cromosoma Y. Ma chi sia questo soggetto, indicato nel profilo tecnico come Y947, resta un enigma.
Contatto diretto o contaminazione? Le due tesi a confronto
La comparsa del profilo “Ignoto 3” ha immediatamente diviso esperti e consulenti in due fronti. Da una parte c’è chi, come Luciano Garofano, ex comandante dei Ris di Parma, considera probabile l’ipotesi di una contaminazione accidentale. Secondo Garofano, il DNA sarebbe finito sulla garza tramite uno strumento non sterile, usato a fini comparativi e non probatori. Una pratica che, pur discutibile, potrebbe spiegare la presenza del materiale genetico senza necessità di chiamare in causa un terzo uomo.
Della stessa opinione è Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, che invita alla prudenza. “La quantità di DNA è minima”, afferma, “e non sufficiente per riaprire l’intero impianto accusatorio”.
Gli elementi che lasciano aperti dubbi
Tuttavia, non tutti sono convinti dalla spiegazione della contaminazione. La quantità di DNA isolata sul tampone è superiore a quella che ci si aspetterebbe da un contatto indiretto. Secondo gli inquirenti, i 22 marcatori geneticiindividuati potrebbero indicare un contatto diretto con la bocca della vittima, una circostanza che rafforzerebbe l’ipotesi della presenza fisica dell’”Ignoto 3″ sulla scena del crimine.
Il confronto con una seconda garza contaminata, appartenente a un tecnico dell’equipe forense del medico legale Ballardini, evidenzia come in quel caso la quantità di DNA fosse nettamente inferiore. Questo lascia intendere che, nel caso del profilo Y947, ci si possa trovare di fronte a un contatto diretto e non a una semplice contaminazione da laboratorio.
Le prossime mosse della Procura di Pavia
La Procura di Pavia non esclude alcuna pista. Le indagini si muovono su due fronti paralleli. Da un lato, si cercherà di identificare tutte le persone che potrebbero aver avuto accesso al corpo di Chiara Poggi, compresi i tecnici e i medici presenti in sede autoptica. Dall’altro, prosegue l’attenzione su Andrea Sempio, per il quale, secondo gli inquirenti, restano ancora elementi da approfondire.
Intanto, la genetista Denise Albani, perito nominato dal giudice, sta raccogliendo informazioni sulle modalità con cui fu eseguito il tampone, procedura che all’epoca non fu documentata in modo esaustivo.
Un caso ancora aperto nell’opinione pubblica
Nonostante la condanna definitiva per Alberto Stasi, l’omicidio di Chiara Poggi resta uno dei più discussi e controversi della storia giudiziaria italiana. La comparsa del profilo “Ignoto 3” alimenta il dubbio che la verità non sia stata ancora completamente accertata, gettando nuova ombra su un processo già ricco di colpi di scena e zone d’ombra.