📍 Luogo: Garlasco
Una nuova svolta nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di Garlasco, arriva dalla Procura di Pavia, che ha rigettato la richiesta di incidente probatorio sull’impronta 33, la traccia palmare trovata sulla parete delle scale. Secondo quanto emerso, non sarebbe possibile eseguire accertamenti biologici, né tanto meno dimostrare la presenza di sangue sull’orma in questione.
Una presa di posizione netta, che smonta la tesi sostenuta da chi ritiene che l’impronta 33 lasciata da una mano destra insanguinata. Potenzialmente decisiva nella ricostruzione del delitto e nei confronti di Andrea Sempio, nuovo indagato in concorso con altri o con Alberto Stasi, già condannato a 16 anni per l’omicidio.
La Procura smentisce: «Nessuna traccia ematica rilevata»
Nel provvedimento del 2 luglio 2025, i magistrati chiariscono che l’intonaco corrispondente all’impronta completamente utilizzato in passate indagini e che non risulta più disponibile. Inoltre, il materiale prelevato verosimilmente danneggiato dalla ninidrina, una sostanza utilizzata nei rilievi dattiloscopici, rendendo inutilizzabile il reperto per ulteriori analisi biologiche.
La Procura richiama anche l’esito di un test eseguito subito dopo il delitto, l’Obti test, considerato uno dei più affidabili per individuare sangue umano, che diede risultato negativo. A rafforzare questa posizione, il fatto che la fialetta con il materiale originale non è stata ritrovata tra i reperti disponibili. Rendendo impossibile qualsiasi verifica futura sulla composizione biologica dell’impronta.
La difesa di Stasi: l’impronta non è di Sempio
Dal canto loro, i legali di Alberto Stasi ribadiscono la loro convinzione che l’impronta fosse ricca di materiale biologico e che non potesse essere ignorata nel percorso probatorio. Ma anche la Procura sembra concordare sulla possibile attribuzione dell’impronta palmare destra a Sempio, anche se sottolinea l’impossibilità di stabilire con certezza quando e come fu lasciata.
Secondo i consulenti della difesa della famiglia Poggi e del nuovo indagato, però, l’impronta non è né databile né riconducibile con certezza a Sempio, lasciando così uno spazio aperto al dubbio e all’incertezza giudiziaria.
Un’indagine ancora sospesa tra passato e presente
Il caso Garlasco, uno dei più controversi e mediatici della cronaca nera italiana, continua a far parlare di sé. Dopo anni di condanne, ricorsi e nuove piste, l’inchiesta si muove ora lungo un sottile confine tra elementi certi e tracce svanite nel tempo. La mancata possibilità di analizzare l’impronta 33 in modo definitivo rischia di lasciare uno dei punti più discussi del caso senza risposte conclusive.
Mentre Alberto Stasi sconta la sua condanna, e Andrea Sempio resta indagato, il fascicolo rimane formalmente aperto, ma privo – ad oggi – di nuovi riscontri decisivi. Intanto, la famiglia Poggi attende ancora verità piena per Chiara, che non è mai arrivata fino in fondo.