Paolo suicidio

Paolo morto suicida a 15 anni, i messaggi nelle chat WhatsApp: «I bulli lo chiamavano “Paoletta”»

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Written by Redazione

15 Settembre 2025

📍 Luogo: Santi Cosma e Damiano

Santi Cosma e Damiano (Latina), 15 settembre 2025 – Paolo Mendico aveva quasi 15 anni. Studente dell’Istituto Pacinotti a Fondi, viveva con la famiglia nella zona. È morto l’11 settembre nella sua cameretta: si è tolto la vita. Dietro il gesto, la famiglia denuncia anni di bullismo, umiliazioni, insulti anche attraverso chat, e la mancanza di ascolto da parte della scuola e dei compagni.

Il dramma in casa e il silenzio che precede la tragedia

Paolo viveva a Santi Cosma e Damiano con i genitori e un fratello maggiore. Fin da piccolo mostrava un carattere sensibile, amava suonare la batteria e il basso, passava molto tempo con la famiglia. A scuola non era popolare, ma nonostante ciò, riusciva a mantenere buoni voti. Negli ultimi tempi, però, avrebbe subito prese in giro costanti, insulti nei corridoi, esclusione, offese sessiste. Chat e WhatsApp sono diventate teatri di bullismo invisibile ma pungente.

Gli atti di bullismo e le chat incriminate

Secondo la famiglia, Paolo era tormentato non solo a scuola ma anche online: messaggi offensivi, provocazioni, sondaggii umilianti sarebbero avvenuti dentro gruppi di classe. Quelle chat, quelle parole, avrebbero contribuito a costruire una pressione psicologica che Paolo, giovane e fragile, ha sentito come un peso insostenibile.

L’ultimo giorno, la solitudine piena

L’11 settembre, giorno in cui Paolo prese la tragica decisione, non ci furono gesti di aiuto da parte dei compagni, né da parte della scuola. Nessuna parola, nessuna presenza significativa al funerale. La famiglia racconta la frattura del silenzio, quella distanza che non si colma. Paolo si tolse la vita impiccandosi con la corda di un giocattolo nella sua camera, lasciando dietro di sé domande senza risposta.

La reazione della famiglia e la richiesta di giustizia

I genitori, mamma Simonetta e papà Giuseppe, insieme al fratello Ivan Roberto, chiedono che non sia un altro caso dimenticato. Vogliono che si faccia chiarezza su cosa sia successo, perché la scuola non ha capito o non ha voluto capire. Denunce sono state presentate. È stata avviata un’inchiesta dalla Procura di Cassino per istigazione al suicidio. Il Ministro dell’Istruzione ha inviato ispettori per verificare il rispetto delle norme e delle procedure scolastiche.

Responsabilità scolastiche, istituzionali e culturali

Cosa può fare una scuola? Ascolto, prevenzione, interventi efficaci contro il bullismo. E cosa devono fare i genitori, i compagni? Parlare, denunciare, intervenire. Le istituzioni devono garantire percorsi di supporto psicologico e vigilanza sull’uso dei social e del linguaggio quotidiano tra giovani.

Paolo non va dimenticato

La morte di Paolo è uno specchio che riflette una società che spesso ignora il dolore invisibile. Serve che il suo nome resti vivo non come un lutto isolato, ma come monito: combattere il bullismo, ascoltare, intervenire. Perché chi soffre in silenzio non resti mai solo.

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