Infermieri aggrediti a Napoli. Non passa giorno oramai, in cui, tra Napoli e Provincia non si assista a qualche aggressione da parte di pazienti, familiari dei pazienti a infermieri, al 118, a dottori. E non per un ultimo anche un suicidio, si chiamava Onofrio Dello Stritto e aveva solo 35 anni. Un dramma, una realtà che sta seriamente mettendo in ginocchio la sanità campana.

Come se non fosse già martoriata, dopo tre anni di Covid, di turni stressanti e contratti lavorativi a scadenza e sicuramente poco "remunerativi” rispetto non solo alla mole di lavoro e alla loro stessa salute, ma a quello che rischiano solo perché si attengono ad un protocollo. Quei "maledetti pallini verdi, rossi e gialli” che sono spesso la causa scatenante o meglio la scusa per poter dar sfogo alla propria rabbia e inciviltà.

Che fine hanno fatto gli "angeli”, gli "eroi” della pandemia?

E che sia chiaro, la colpa è anche nostra, dei mass media, che più che far notizia, dare notizie, le vendiamo... Al miglior offerente, cavalcando l'onda... Perché all'epoca faceva odience, salire gli ascolti (oggi invece siamo tutti esperti di mafia e conosciamo ogni segreto di Matteo Messina Denaro).

Ed eccoli tutti pronti a elogiarli o ad accaparrarsi la storia più bella, la foto simbolo. Ed oggi? Oggi dove sono quegli eroi? Li pigliamo a "mazzate" come si suole dire dalle nostre parti. Eppure a volte è proprio un infermiere a salvarci la vita.

Ed invece noi che facciamo? Sfasciamo gli ospedali, "picchiamo” gli operatori del 118, li aggrediamo, gli puntiamo pistole alla tempia... Certo, per fortuna, non siamo tutti così, ma quello che passa agli occhi di tutti è invece l'opposto.

L'appello a De Luca di Teresa Rea

"Sono seriamente turbata e preoccupata. Ogni giorno decine di colleghi si dicono esasperati. Sono sfiniti per gli organici inadeguati che pesano sul lavoro di tutti i giorni. Per turni esasperanti e carichi di lavoro insostenibili. Siamo amareggiati e scoraggiati. Per le continue mortificazioni verbali, le aggressioni, le pistole puntate alla tempia".

E' questo uno dei passaggi della lettera consegnata al Governatore Vincenzo De Luca da Teresa Rea, presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche di NAPOLI, dopo le due gravissime aggressioni avvenute ad Acerra e Calata Capodichino. "Ma soprattutto dopo il drammatico suicidio di un infermiere". "Il collega si è suicidato", ricorda la presidente Rea, "perché non ha più retto ai logoranti ritmi di lavoro".

E ancora prosegue

"A testimonianza del fatto - aggiunge la Rea - che quello che noi svolgiamo è un lavoro altamente usurante". "A quanto fin qui già detto - continua la Rea - va aggiunto un mancato ricambio generazionale frutto di un decennale blocco delle assunzioni, di una pandemia che non finisce, dell'annosa carenza di organici e delle tante difficoltà di una professione di frontiera, mal pagata e senza alcuna prospettiva di carriera. Mentre non c'è traccia di valorizzazione professionale e di carriera. Tantomeno di gratifiche economiche. E allora devo dire che la misura è colma. I colleghi sono stufi delle pacche sulle spalle, degli "angeli" e degli "eroi".

Gli infermieri di NAPOLI

Chiedono a De Luca che sia riconosciuta dignità alla loro professione che è a rischio demansionamento per la grave penuria di personale di supporto e modelli organizzativi sostenibili che ci obbligano a lavorare in costante emergenza, ammalandoci più e peggio di ogni altra categoria, rinunciando a ferie, permessi, progetti di carriera e di vita. Infine, nell'esclusivo interesse della difesa del sistema sanitario pubblico, quindi dei cittadini, diciamo che bisogna finirla con i tagli degli ultimi venti anni in cui la salute è stata considerata un costo anziché un investimento per la collettività". 

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